Biblioterapia: quando i libri entrano nella pratica clinica
Oggi la pratica della biblioterapia è molto diffusa sia come autoaiuto, ovvero come strumento di crescita personale e autocura. Sia come mezzo utilizzato all’interno di un contesto terapeutico.
Nasce negli anni trenta, quando Il dottor Menninger, psichiatra americano, cominciò ad indicare delle letture ai propri pazienti come supporto al trattamento di diversi disturbi psichiatrici.
In ambito psicoterapeutico la biblioterapia consiste nell’utilizzare i libri nell’ambito della relazione terapeutica come ulteriore strumento di cura. Il libro diventa uno strumento condiviso da paziente e terapeuta pensato appositamente per il singolo e per il momento che stava vivendo.
Il compito della psicoterapia è quello di aiutare il paziente a comprendere se stesso e ad essere consapevole del suo funzionamento generale nonché dei meccanismi che implicano il perdurare di questa sofferenza e di conseguenza accompagnare e stimolare un cambiamento che porta a un nuovo modo di essere più funzionale.
La biblioterapia, in ogni fase di questo percorso, può essere un valido strumento del terapeuta.
Può aiutare chi legge a dare parole e un senso alla propria sofferenza. Può aiutare a rendere consapevole il lettore dei suoi meccanismi e di come agisce la sua sofferenza nella vita. Può essere uno stimolo al cambiamento e, infine, può essere uno stimolo per favorire una continua riflessione su di sé e per il mantenimento di uno stato di benessere.
La biblioterapia diventa, quindi, in mano del terapeuta, una tecnica per favorire l’introspezione nel paziente.
Leggere un libro implica entrare in contatto e confrontarsi con un mondo di emozioni intense che accompagnano le vicende dei protagonisti
Attraverso il racconto di una storia, si indaga il vissuto emotivo e cognitivo dei personaggi, si delineano le conseguenze del loro sentire e del loro agire. Viene stimolata la riflessione grazie all’immedesimazione e al confronto con i personaggi, con i contesti e con le storie che vivono.
Il racconto permette di esporsi ad emozioni che magari ci riguardano da vicino ma che non si ha il coraggio di affrontare, proprio perché è più facile riconoscerle in qualcosa che è “altro da sé” piuttosto che su se stessi.
Chi non ricorda la frustrazione di Zeno nel non riuscire a smettere di fumare, l’ossessione del capitano Achab o le tormentate passioni di Madame Bovary.
La biblioterapia diventa, quindi, una tecnica per favorire l’introspezione nel paziente e raggiungere una maggiore consapevolezza di sè.
L’indicazione di lettura è, perciò, un vero e proprio homework!
L’efficacia della biblioterapia è ormai assodata per diversi disagi psicologici quali stress, ansia, rabbia, relazioni di coppia e la sua efficacia aumenta se collocata all’interno di un percorso di psicoterapia che accompagna e guida il paziente nel corso della lettura nel processo di cambiamento.
Alcuni titoli utili a cui fare riferimento per cogliere qualche spunto di riflessione possono essere i seguenti:
- Pillole di Carta e Celluloide. Libri e film per curare la propria mente.
- I libri si prendono cura di noi.